lunedì 28 novembre 2011

dissesto idrogeologico e scelte urbanistiche ad Agrigento: la localizzazione del depuratore al Villaggio Peruzzo contrasta con il pacifico dibattito della comunità tecnico-scientifica italiana.


E’ auspicabile che Marco Zambuto, tra una nomina assessoriale e un’altra, tra una nomina e un’altra di revisori dei conti lottizzati e di sottogoverni al Voltano, trovi il tempo per riflettere sulle immagini dell’ennesima alluvione a Messina, e sul dibattito, pressoché unanime, che si è aperto in ordine alla cogente necessità di lasciare in pace i fiumi, non cementificarli, non costruire nulla nelle zone di probabile esondazione.
Alla luce degli orientamenti, ormai pacifici, di tutti i governi, ribaditi con forza ieri dal neoministro all’ambiente Clini innanzi alle drammatiche immagini delle esondazioni nel messinese, alla luce di un dibattito nazionale sempre più orientato verso la “delocalizzazione” di ciò che esiste, può tranquillamente qualificarsi come “delirio” il disegno di chi pretende di modificare il Piano per l’Assetto Idrogeologico (P.A.I.) per pervenire, in modo diametralmente opposto a tutti gli orientamenti tecnici costanti e consolidati, alla definizione del depuratore nel luogo in cui fu illegalmente allocato da Rizzo e Platamone.

E’ auspicabile che Marco Zambuto, ormai da tempo instancabilmente preso dalla “giostra” della nomina dei nuovi assessori, della lottizzazione degli incarichi con i vari Barbera, Patti, La Rosa, Patto del Territorio e Macedonio e company, trovi il tempo per riflettere su ciò che in queste ore predica, instancabilmente, il sistema informativo nazionale e lo stesso sistema politico, in ordine alla necessità di “lasciare in pace i fiumi”.
E’ il caso che qualcuno dei nuovi assessori, ad esempio il neo – nominato Gabriele Lino, amante della natura e dell’ambiente, costringa il sindaco ad ascoltare ciò che in queste ore, innanzi alle tremende immagini di Messina, spiega il neoministro dell’ambiente Clini, e cioè che i fiumi devono essere lasciati liberi di esondare nei letti che gli stessi fiumi e madre natura si sono ritagliati e prescelti nel corso dei millenni.
Il ministro Clini sta esattamente spiegando, in verità assieme all’intero sistema informativo, che i Piani dell’Assetto Idrogeologico sono degli strumenti sacrosanti, che vanno rispettati. Anzi, che vanno implementati, integrati, posti alla base della pianificazione. E che non può costruirsi nulla, assolutamente nulla, in violazione dei medesimi. Al contrario, nel sentire comune viene fuori il concetto di “delocalizzazione”, ossia dello spostamento di costruzioni e attività rispetto alle zone di maggior rischio e pericolosità idrogeologici.
Il dibattito tecnico scientifico è unanime sul punto, e ci dice l’esatto contrario di ciò che, sino ad oggi, hanno proposto Rizzo, Platamone e i loro incoscienti sostenitori. 
In tale quadro, si conferma quindi essere un autentico pericolosissimo “delirio”, quello dei vari Rizzo, Platamone e company, che pensano, scandalosamente, che qualcuno possa avere la demenziale idea di andare a modificare il P.A.I., rendere costruibili le zone ad alto rischio prospicienti il fiume e ciò soltanto per consentire loro, a Rizzo, Platamone e ai loro amichetti e protettori cui adesso, sfortunatamente, si iscrive Marco Zambuto, di risparmiare i soldini sperperati con scelte assurde e illegali. Soldini, nell’ordine di milioni di euro, che Rizzo e Platamone dovranno risarcire alla collettività.
Agrigento, 24 novembre 2011  
Avv. Giuseppe Arnone
consigliere comunale PD

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