All’avv. Totò Pennica, candidato a sindaco di Agrigento
“Caro Totò, Ti invito a essere più serio, più sobrio e più sincero, a dire meno bugie. Agrigento ti apprezzerà di più.
Sono stato garantista con le dichiarazioni di Di Gati, che accusava proprio Te, Totò Pennica, di collusioni con i capimafia. Esattamente come lo sono con il presidente Lombardo. Per me il garantismo è una cosa seria.
E ti invito immediatamente a un confronto televisivo, per discutere i temi di questa lettera aperta, nonché le questioni rimaste non chiarite nel nostro breve contraddittorio dell’altro ieri presso Teleacras, e riprese da Te anche a TVA.”
Carissimo Totò,
io credo che i nostri concittadini non meritino alcune tue “furbizie”, ben distanti dalla limpidezza e dalla sincerità dovute agli agrigentini. Noi, in questa campagna elettorale, possiamo dare un reale contributo alla crescita della Città, un esempio di serietà e maturità che possa essere emulato da tutti.
Purtroppo, Tu stai partendo con il piede sbagliato. Come direbbe la mia amata nonna Mariannina, “ti metti cu’ a facci d’angiuleddu e cummini tinturii”.
E talvolta si tratta anche di “tinturie” sciocche, che divengono autentici “autogol”. Hai tentato di mettermi nel ridicolo, ingiustamente e senza riflettere sulle conseguenze che sarebbero ricadute su di te, con le affermazioni che vai ripetendo, e che di seguito riassumo.
a) Sostieni che io sarei un garantista “a corrente alternata”. O meglio, un “garantista per gli amici” e “giustizialista con i nemici”. E fondi questa Tua affermazione sulla circostanza che io ho messo in luce l’assoluta inattendibilità delle dichiarazioni del pentito Di Gati che riguardano il presidente della Regione Lombardo e l’MpA, mentre ritengo veritiere le dichiarazioni di Di Gati in merito all’impegno dei capi di Cosa Nostra agrigentina per favorire, contro di me, Calogero Sodano. Cosa Nostra, lo raccontano ben due pentiti, Di Gati e Putrone, si impegnò senza risparmio, in quel lontano 1993, per battere Arnone.
b) Caro Totò, il mio libro sulle dichiarazioni di Di Gati ha un capitolo intitolato: “Come leggere le dichiarazioni di Di Gati: il filtro del sano garantismo che deve evitare infamie”. E in quel capitolo, ad esempio, prendo le difese di Angelino Alfano, che assieme a me, a metà degli anni 2000, si è schierato contro Cosa Nostra che dietro l’imprenditore Gaetano Scifo mirava a condizionare il Comune di Agrigento. Nel medesimo capitolo del libro, appunto per il “sano garantismo”, definisco “non attendibili” le testimonianze di Di Gati che riguardano proprio Te, caro Totò Pennica, e un altro nostro Illustre Collega. Mi riferisco, caro Totò, al verbale del 15 marzo 2007, ultima pagina, ove Di Gati racconta ai magistrati della DDA che proprio Tu, difensore del grande capomafia pluriomicida Salvatore Fragapane, Ti eri prestato all’azione ignobile e illecita di comunicare ai mafiosi liberi il consenso di Fragapane alla elezione di Giuseppe Falsone quale capo provinciale di Cosa Nostra. Di Gati racconta di aver saputo di questa Tua molto presunta azione dal mafioso Pasquale Alaimo che, a sua volta, l’aveva appresa da Calogero Costanza. Io, da vero e serio garantista, ho sempre detto che con simili affermazioni “de relato” non si può macchiare l’immagine di un professionista quale Tu sei. Ora, le medesime regole garantiste che già usavo nel 2011 nei Tuoi confronti, le uso adesso nei confronti del Presidente Lombardo;
c) Ma vi è di più, caro Totò. Nel caso di Lombardo non vi è neppure un problema di attendibilità: quando Di Gati sostiene di aver ricevuto, nel 2003, la sollecitazione a votare per l’MpA, e l’MpA nascerà solo due anni dopo (2005), siamo in presenza di racconti oggettivamente contrari al vero e, quanto meno, frutto di confusione. Quando Di Gati dice di aver ricevuto soldi per votare per l’MpA e poi, invece, nelle uniche elezioni in cui avrebbe potuto far votare MpA dichiara di aver sostenuto il signor Arnone da Favara, candidato nella lista di Cuffaro, siamo in presenza di affermazioni che si commentano da sé;
d) Lo scandalo, a mio modo di vedere, è aver cagionato un danno enorme all’immagine della Sicilia, avendo costruito un’inchiesta anche su simili testimonianze, che potevano essere smentite nel giro di pochi minuti, senza creare il “casino” giornalistico che abbiamo visto;
e) Quando Di Gati parla di Sodano o di Capodicasa, riferisce, con riscontri, fatti accaduti sotto i suoi occhi, in sua presenza. E, come sai, per quanto riguarda il Tuo amico Capodicasa, alcuni fatti, come i favoritismi di Capodicasa al corruttore Gaetano Scifo, collegato ai mafiosi agrigentini, sono riscontrati sia documentalmente, sia dalle ulteriori testimonianze del vicequestore Attilio Brucato. Sono fatti, questi, che non riguardano la Giuseppe Arnone e le sue campagne elettorali, bensì tutti gli agrigentini, che proprio al condizionamento di Cosa Nostra sulla vita pubblica hanno pagato un prezzo troppo alto;
f) E vorrei anche ricordarti che, per quanto mi riguarda, nel periodo in cui ho pubblicato il mio libro – con questa impostazione garantista a Te molto favorevole (non ho inserito nell’indice dei nomi, per deliberata scelta e rispetto di colleganza, neanche i nomi dei due legali di cui parla Di Gati) – tu eri già candidato a sindaco. Agli altri puoi infinocchiare la storia che hai deciso la “discesa in campo” solo nelle ultime settimane, per me era chiarissimo che la Tua decisione era già assunta quando la lanciò Franco Castaldo, con il suo giornale “Grandangolo”;
g) Andiamo adesso a un altro punto. Mi pare molto poco serio che Tu ti permetta di affermare che io “mi rivolgo al Tuo studio” per avere assistenza professionale in vicende che il mio studio non è in grado di seguire. Rimango francamente allibito per tanta scorrettezza. Da buoni colleghi e amici, abbiamo affrontato, confrontandoci, temi giuridici ove Tu hai una maggiore esperienza rispetto alla mia, quali quelli dei dissequestri o della contestazione delle aggravanti nei confronti dei responsabili di reati. E ciò per la banale ragione che io difendo raramente imputati, praticamente mai imputati colpevoli, e quindi questi non sono aspetti che affronto quotidianamente. Sei stato Tu che testualmente mi hai detto che mi volevi aiutare, durante la campagna elettorale, predisponendomi una richiesta di dissequestro e lasciandomi più libero per gli impegni politici. Ma gabellare la Tua disponibilità in uno specifico e unico frangente (disponibilità peraltro solo telefonica, poi mai effettivamente concretizzata) per l’assistenza che il Tuo studio fornisce a me, mi appare francamente incredibile e molto poco serio.
h) Ed ancora, è molto poco serio che Tu inventi di sana pianta un’altra circostanza, cioè che io sarei “il candidato del Presidente Lombardo”. Le logiche più limpide della politica prevedono che, se andrò al ballottaggio contro di Te, la coalizione che sostiene il Governo regionale – quella che ha rotto il sistema di potere berlusconiano in Sicilia, sistema che invece Tu oggi rappresenti, dopo essere stato organico al sistema cuffariano e manniniano – possa convergere sulla mia candidatura. O forse Tu pensi che assessori come Giosuè Marino, Massimo Russo, Marco Venturi o lo stesso Presidente Lombardo, al ballottaggio, possano organizzare in Tuo sostegno una splendida manifestazione che veda in prima fila Te, Alfano e Mannino?
i) Ti invito, su questi temi, ad un confronto con me, ove potremo affrontare, ovviamente, anche tutte le altre questioni politico – amministrative che riterremo opportune. Ad esempio, potrai raccontare il Tuo ruolo di novello “doctor Jeckill e Mr. Hyde” della politica agrigentina che ad ore alterne si incontra con i “gonzi” di Epolis (certamente non Graceffa, Minacori e Milioto, quelli sono i “furbi”, i “gonzi” sono quelli che hanno fatto ingenuamente da platea alle vostre “sceneggiate”), i “furboni” degli amici di Alfano, ovvero i vari onorevoli Fontana e Iacolino, o il dottor Rametta e, quindi, le Tue “vittime” – ad oggi con un palmo di naso – Di Mauro, Capodicasa, Pistone e Gentile.
Agrigento, 22 marzo 2012
Avv. Giuseppe Arnone
Consigliere Comunale P.D.
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