Reazione di Giuseppe Arnone alla richiesta di rinvio a giudizio formulata nei suoi confronti dalla Procura della Repubblica, per il reato di tentata estorsione e lesioni: “Ho denunziato il Procuratore Capo di Agrigento, Renato Di Natale. E l’esposto – denunzia riguarda anche comportamenti dell’Aggiunto, Ignazio Fonzo. E’ dalla fine del 2010 che i due alti magistrati tengono, nei miei confronti, comportamenti intollerabili, con strumentalizzazione della loro funzione giudiziaria.
Invito i giornalisti a leggere l’esposto in questione. Né mi sottraggo, come sempre, ad evidenziare l’assoluta illogicità, infondatezza e pretestuosità dell’odierna richiesta di rinvio a giudizio, che costituisce solo e soltanto una oggettiva entrata a gamba testa nella campagna elettorale per le elezioni a sindaco che, sondaggi alla mano, mi vede favorito.”
Per quanto riguarda l’assurda accusa di “tentata estorsione”, faccio osservare – in sintesi – quanto già ampiamente evidenziato al Procuratore Di Natale nei miei atti di difesa. E quanto adesso evidenzierò, sarà valutato dal CSM per accertare se quelli del Procuratore Di Natale sono normali e tollerabili errori o se vi è peggio e di più, che merita quantomeno sanzioni disciplinari.
L’intera vicenda che mi contrappone ormai da un anno e mezzo con i vertici della Procura di Agrigento, nonché con il grande amico del Procuratore Aggiunto Ignazio Fonzo, dott. Giuseppe Gennaro da Catania, sarà oggetto di un instant book, il cui titolo provvisorio è “Quando la (in)giustizia ti fa vergognare. Il caso Arnone – Di Natale – Fonzo – Gennaro”.
L’odierno procedimento penale scaturisce da una querela presentata nei miei confronti dalla mia amica (e cliente) M. Grazia Di Marco. La signora Di Marco, una settimana dopo aver presentato la querela ha ritenuto di ritirarla, ammettendo documentalmente di aver agito contro di me, in stato di “tilt”, cioè in stato confusionale.
Non solo, sentita per 13 ore, dalla mattina a notte fonda, un mese dopo la remissione della querela, la signora Di Marco ha ritrattato la prima versione dei fatti, ha messo a verbale che l’avv. Arnone era stato, dal 2004 al 2011, cioè sino al giorno della querela, “come un padre per i suoi due figli”, e ha ammesso – ritrattando la versione precedente – che la mattina dei fatti (e della querela) si era incontrata con me, su sua esplicita richiesta, per aver consegnato il prestito da 300 euro che la stessa aveva chiesto per esigenze dei suoi figli.
Innanzi a un quadro così limpido, che avrebbe imposto l’immediata archiviazione della vicenda, come richiesto dalla stessa signora, si è posta in essere un’indagine ricca di interrogatori, diurni e notturni, in più occasioni anche per 12 ore filate, con sopralluoghi e con le continue, costanti, e sconcertanti fughe di notizie, interferenti con la politica e la campagna elettorale.
E, quel che è più grave, il Procuratore Di Natale, con evidente agire persecutorio, ritiene di contestare a un politico, in piena campagna elettorale, il reato di tentata estorsione non riuscendo neanche a indicare – incredibile ma vero, di ciò si occuperà il CSM – l’oggetto dell’estorsione. Cioè, scusate la rudezza del termine, nessuno è riuscito a comprendere cosa c….o volesse estorcere Arnone alla signora Di Marco, l’oggetto dell’estorsione.
Lo ripeto: Renato Di Natale ha firmato il provvedimento contro il più noto e autorevole avvocato e politico della realtà agrigentina senza riuscire neanche a indicare in che cosa consistesse l’oggetto di questa … tentata estorsione.
Non è la prima volta che mi ritrovo innanzi a magistrati che ritengono di aggredirmi, strumentalizzando le vie legali.
All’epoca tentò il PM Miceli con una serie di testi falsi. Vicenda scandalosa, che vide anche l’arresto dell’innocente Soprintendente Fiorentini. Miceli dovette poi lasciare Agrigento e sono emersi e documentati vari aspetti del suo incredibile e sconcertante modo di intendere la giustizia.
Miceli ha presentato una decina di denunzie nei miei confronti, tutte cadute nel vuoto.
Come hanno perso le cause intentate contro di me fior di magistrati, come Rino Cirami – si, proprio lui, quello della legge Cirami – Stefano Dambruoso – si, proprio lui, quello che Berlusconi voleva candidare a presidente della Puglia.
Mi sono scontrato con Procuratori capi come Vajola, allontanati dal CSM su mia richiesta.
E, se i controlli sull’operato dei magistrati fossero seri, né Ignazio De Francisci, né Claudio Corselli starebbero dove stanno.
Ma anche di questo scriverò nel libro, nell’instant book che intendo dedicare a questa vicenda.
Sono le ore 15,30 e ho diritto anche io, in una giornata certamente sconcertante, a un paio d’ore di relax. Dopo le quali il mio telefonino sarà a disposizione di tutti i giornalisti che vorranno approfondire il caso.
Ed è auspicabile che la stampa locale abbia la dignità civile di non farsi intimidire, anche semplicemente oggettivamente intimidire, dall’avere innanzi il signor Procuratore della Repubblica e il suo Aggiunto, provvedendo a dare diffusione a questa mia nota. Questa è democrazia.
Si allega testo dell’esposto – denunzia.
Si reitera l’invito alla conferenza stampa di domani, alle ore 11,30, presso i locali del B&B “L’Approdo”, al Lungomare Falcone e Borsellino.
Agrigento, 23 marzo 2012
Avv. Giuseppe Arnone
Consigliere Comunale P.D.
TESTO ESPOSTO – DENUNZIA DI GIUSEPPE ARNONE
CONTRO IL PROCURATORE CAPO DI AGRIGENTO, DI NATALE
AL SIGNOR PROCURATORE DELLA REPUBBLICA
DOTT. RENATO DI NATALE
e, per suo doveroso tramite, al Procuratore Capo presso il Tribunale di Caltanissetta
e, per suo tramite:
alla Sezione Incompatibilità Ambientali del CSM
al Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione competente per i profili disciplinari
al Sig. Ministro della Giustizia, competente per i profili disciplinari
e, per opportuna conoscenza, al Sig. Procuratore Aggiunto
e a tutti i Signori Sostituti Procuratori
e, per opportuna conoscenza, al Sig. Presidente del Tribunale
al Sig. Presidente della Prima Sezione Penale
al Sig. Presidente della Seconda Sezione Penale
OGGETTO: Denunzia a carico di Di Natale Renato per reato d’abuso d’ufficio ed altro ancora in danno di Giuseppe Arnone. Richiesta trasmissione presente denunzia Autorità Giudiziaria competente nonché Ministero della Giustizia e Consiglio superiore della Magistratura. Rilievi in ordine all’operato di Fonzo Ignazio.
Io sottoscritto, avv. Giuseppe Arnone, premetto di essermi determinato a formalizzare la presente denunzia per pacifici fatti di reato posti in essere dal dottor Renato Di Natale nei miei confronti tra il novembre ed il dicembre 2010, dopo aver appreso, dal sito del giornale Grandangolo, che la Procura di Agrigento con atto a firma del Procuratore capo Di Natale, ad un mese dalle elezioni a sindaco che mi vedono favorito, ha deciso di formulare richiesta di rinvio a giudizio nei miei confronti per una serie di reati tanto gravi ed infamanti quanto privi di qualsivoglia consistenza.
Detta richiesta di rinvio a giudizio avviene dopo che la querelante ed unica accusatrice aveva rimesso la querela, ritrattato le prime accuse, ammesso di avere mentito, dichiarato di essere stata “in tilt” al momento dei fatti, persino dichiarato che l’avvocato Arnone era “come un padre per i suoi figli”. E, in assenza della individuazione dell’oggetto dell’asserito tentativo di estorsione. Per quanto riguarda gli aspetti meritevoli di approfondimento nei confronti del dott. Di Natale relativi alla presente vicenda, essi saranno evidenziati anche nell’ambito di una prossima pubblicazione, cioè un libro, dedicato a questo scandaloso caso di malagiustizia in piena campagna elettorale, dal quale libro deriveranno, quantomeno, profili di pacifica incompatibilità ambientale, in aggiunta a ciò che di seguito si illustra.
Per ragioni che adesso gli organi competenti avranno modo di valutare, ma che da esperto avvocato cassazionista, colloco già tra i fatti illeciti che dovranno dare luogo a procedure sanzionatorie disciplinari e ad iniziative di verifica penale,
(A)
DENUNZIO
il dottor Renato Di Natale per i seguenti fatti di abuso di ufficio, che dimostrano una evidente ostilità ed una preconcetta inimicizia nei confronti dello scrivente, evidente ostilità e preconcetta inimicizia che dovranno essere vagliati anche al fine di illuminare le ultime condotte poste in essere con l’odierna richiesta di rinvio a giudizio, per i reati di estorsione ed altro di cui appunto la stampa dà oggi notizia.
Tornando ai fatti di reato, per i quali chiedo che il dottor Renato Di Natale venga adeguatamente punito e per i quali preannunzio fin d’ora richiesta di costituzione di parte civile, essi consistono nell’apertura di un procedimento penale in violazione delle regole della competenza territoriale e funzionale ed in assenza di qualsivoglia presupposto di merito in fatto ed in diritto, al solo fine di inserire nella richiesta di archiviazione poi formulata una serie di affermazioni offensive, gratuitamente offensive, nei confronti dello scrivente.
Affermazioni offensive poi debitamente diffuse agli organi di informazioni ostili allo scrivente, che quindi ritenevano di utilizzarle per recare danno d’immagine all’esponente politico Giuseppe Arnone.
I fatti che venivano illegalmente e strumentalmente utilizzati dal dottor Di Natale per aprire, si ribadisce in violazione elle norme che disciplinano la competenza funzionale e territoriale, sono i seguenti:
a) Il sottoscritto, avendo partecipato in Roma, il 25 novembre 2010 ad una iniziativa politica antimafia con l’onorevole Walter Veltroni, il giorno successivo convocava una conferenza stampa presso i propri uffici al Comune di Agrigento; alla conferenza stampa partecipavano i rappresentanti di varie testate anche televisive. Una delle testate contattava telefonicamente lo scrivente al fine di spiegare che l’improvvisa convocazione di una conferenza stampa dal parte del Procuratore Capo (che intendeva illustrare ai giornalisti il sequestro di un fucile da guerra) dirottava la troupe televisiva già inviata per il sottoscritto in Procura. Il responsabile dell’emittente chiedeva al sottoscritto se era disponibile a farsi intervistare innanzi al Tribunale. Lo scrivente rispondeva affermativamente.
b) Recatosi in tribunale, il giornalista dell’emittente per sue esigenze di lavoro, stante la non puntualità del Procuratore che rinviava l’intervista da un momento all’altro da oltre un’ora, chiedeva allo scrivente di farsi intervistare in un angolo anonimo, prossimo all’ascensore, del quinto piano ove sono allocati gli uffici della Procura. Si procedeva quindi all’intervista, nel corso della quale il sottoscritto mostrava una maglietta riportante alcune frasi di Valter Veltroni per la legalità e contro la mafia. Ovviamente l’intervista non conteneva alcun riferimento all’Autorità Giudiziaria.
c) Operata l’intervista il giornalista completava il suo lavoro col Procuratore e andava via. Il procuratore Di Natale, dopo circa mezz’ora, convocava lo scrivente nel suo ufficio, a mezzo telefono, e con tono molto seccato protestava con la scelta del sottoscritto e del giornalista di effettuare l’intervista su Veltroni in quel sito. Lo scrivente si scusava e immediatamente telefonava innanzi al Procuratore al giornalista e gli chiedeva di cancellare l’intervista. Il Procuratore, quindi, soddisfatto per il comportamento dello scrivente chiedeva che il sottoscritto formalizzasse le proprie spiegazioni in una breve nota scritta. Il sottoscritto ottemperava la richiesta.
d) Ed eccoci ai fatti di reato a carico del dottor Di Natale: il dottor Di Natale si inventava di sana pianta, al di fuori di ogni criterio, e all’unico fine di danneggiare lo scrivente, che l’aver rilasciato vicino all’ascensore del quinto piano della Procura innanzi ad un muro bianco, un’intervista a Valter Veltroni e all’impegno antimafia di questo politico rivolto anche a ripulire lo stesso partito democratico dalle collusioni, potesse configurare il reato di “oltraggio a magistrato in udienza”.
e) Il sottoscritto veniva iscritto al registro degli indagati per il reato a cui all’art. 343 c.p. e successivamente per detto procedimento, svolte non si sa bene quali indagini, veniva proposta richiesta di archiviazione. Il procuratore approfittava della richiesta di archiviazione per offendere gratuitamente il sottoscritto definendolo come soggetto che supera “senza scrupoli e con assoluta disinvoltura” limiti deontologici e di opportunità.
f) Il reato di abuso di ufficio è pacifico perché – al di la dell’assoluta bizzarria di un simile procedimento – il Di Natale violava palesemente il disposto di cui all’articolo 11 del codice di procedura penale, in quanto i procedimenti attinenti ai magistrati che figurano quali “persona offesa o danneggiata dal reato” sono di competenza, se commessi ad Agrigento del Procuratore e del Tribunale di Caltanissetta;
g) E detta violazione della competenza è già lampante per comprovare l’abuso di ufficio, abuso che si sostanzia e si aggrava ulteriormente in ordine alla risibile bizzarria e alla scelta strampalata di equiparare l’ascensore del quinto piano, che dista ben tre piani di scali dall’aula di udienze più vicina, ad un magistrato assiso allo svolgimento della sua funzione giurisdizionale.
(B)
Chiedo si verifichi ad ogni finalità anche l’operato del Procuratore Aggiunto Ignazio Fonzo, il quale, sempre nel novembre del 2010, si inventava altro provvedimento irrituale, bizzarro, strampalato, extra ordinem, all’unico fine di inserire nel provvedimento stesso una serie di aggettivi e valutazioni gravemente offensive nei confronti del sottoscritto che veniva tra l’altro come caratterizzato da “atteggiamenti ripetuti e quasi ossessivi” è definito sostanzialmente come un ignorante. Il provvedimento del Fonzo veniva adottato al fine di rigettare ( incredibile ma vero!!!!) un esposto del sottoscritto, redatto su carta intestata del Partito Democratico, nella qualità esplicitata di Consigliere comunale, nel quale venivano riassunti analiticamente un’ampia serie di fatti di reato, denunziati nel corso degl’anni e riguardanti il Dirigente dell’Urbanistica del Comune di Agrigento, tale Sebastiano Di Francesco. Nel riassumere questi fatti di reato il denunziante consigliere comunale Arnone chiedeva alla procura di Agrigento di valutare l’ipotesi di unificare i fatti di reato, in quanto i medesimi, ai fini del dolo, si illuminavano gli uni con gli altri. Per comprovare la serietà dell’esposto, si fa presente che un anno dopo, cioè nel novembre 2011, il Di Francesco veniva colpito da ordinanza cautelare.
Quando poneva in essere dette attività di rigetto dell’esposto, accompagnato da insulti nei confronti del sottoscritto diffusi alla stampa, il Fonzo aveva già seri motivi di rancore dovuti al fatto che poco tempo prima un ricorso in Cassazione penale del sottoscritto avvocato era stato accolto e il Fonzo, querelante e parte civile, aveva perso il risarcimento danni da ben trentamila euro che avrebbe dovuto pagare il giornalista Carlo Ruta, assistito dallo scrivente difensore.
(C)
Sempre per comprovare l’atteggiamento ostile, preconcettualmente ostile, del Procuratore Capo Di Natale e dell’Aggiunto Fonzo merita di essere ricordata la inusuale iniziativa dei due magistrati che convocavano congiuntamente a SIT il sottoscritto, nella stanza del Procuratore Capo, lo scorso ottobre 2011 e, più che escuterlo su fatti di reato, i due congiuntamente protestavano per le critiche mosse dallo scrivente in ordine alla sostanziale ignavia dell’Ufficio Giudiziario nel non procedere, malgrado l’evidenza dei fatti di falso ideologico e le prove raccolte, nei confronti del segretario del PD Emilio Messana, quest’ultimo schiacciato dalle prove, nell’ambito di una vicenda in cui emergevano chiari elementi di correità nei confronti dell’ex vice ministro e deputato in carica Angelo Capodicasa e del deputato regionale Giacomo Di Benedetto.
(D)
E ancora, in ordine alle ragioni di evidente scarsa serenità dell’Ufficio Giudiziario della Procura di Agrigento – ove ha un ruolo dominante il dottor Fonzo – il sottoscritto sottopone a codesta Autorità Giudiziaria il formidabile contrasto che ha impegnato vittoriosamente lo scrivente contro il dottor Giuseppe Gennaro, fortemente legato ad Ignazio Fonzo. L’iniziativa del sottoscritto, rivolta al CSM e all’opinione pubblica di Catania, contribuiva a provocare lo scorso novembre la bocciatura di Gennaro e la nomina di Giovanni Salvi alla carica di Procuratore Capo della città etnea.
Pochi giorni dopo la nomina di Salvi, al sottoscritto perveniva una lettera inviata anche ad altri indirizzi da parte dell’ex presidente del Tribunale dei Minori di Catania, dottor Giovanbattista Scidà. Il dottor Scidà, storicamente opposto a Fonzo e a Gennaro, nei mesi precedenti aveva pure contribuito a mettere in luce le assai negative caratteristiche del dottor Gennaro rispetto alla carica cui il medesimo concorreva. Nella lettera del 13 novembre, il dottor Scidà metteva in evidenza in modo molto negativo lo strettissimo legame intercorrente tra Gennaro e Fonzo, accusando addirittura Fonzo di essersi recato in Tribunale quale teste a mentire a fine di tutelare le posizioni del Gennaro.
Tanto si ritiene di rassegnare per il momento.
Agrigento, 23 marzo 2012
Avv. Giuseppe Arnone
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