martedì 3 aprile 2012

Caso Grado – Cassa Edile: “Sembravano abbronzati, invece erano incazzati…


Sembravano abbronzati, invece erano incazzati… Ricostruiremo davanti al Tribunale il contesto di impunità alla Cassa Edile e alla CGIL, in danno di tutti i lavoratori agrigentini”.
Tensione ieri in Tribunale. Di Benedetto, chiamato da Arnone e dai Giudici a deporre sul caso Grado – Cassa Edile, chiede e ottiene il rinvio della “imbarazzante” testimonianza.
 Il fango e le complicità contro i lavoratori poste in essere all’interno della CGIL agrigentina sono approdate ieri in Tribunale, innanzi al Giudice Ferraro.

Sembravano molto, molto, molto abbronzati. In realtà erano solo… incazzati”. Parliamo di Giacomino Di Benedetto e Piero Mangione, costretti – ieri mattina – dal provvedimento del Giudice Ferraro, a recarsi in Tribunale, ove hanno trascorso l’intera mattinata, chiamati quali testi dalla difesa di Giuseppe Arnone, nell’ambito del processo per diffamazione che contrappone l’ambientalista e candidato a sindaco di Agrigento all’ex sindacalista CGIL, Totò Grado, oggi segretario del PSI di Giovanni Palillo e Rosalda Passarello, big sponsor del sindaco Zambuto.
Come l’opinione pubblica ricorderà, Totò Grado, nella qualità di sindacalista del settore edile, nominato dalla CGIL a “dirigere” la Cassa Edile, si era costruita, con provvedimenti “al di sotto di ogni sospetto”, una scandalosa buonuscita da 800.000 euro (ottocentomila euro!!!), interamente pagata dai muratori e dagli operai dell’edilizia.
Arnone, tra i tanti silenzi, era stato l’unico politico a gridare allo scandalo, sollevando anche il precedente che aveva già visto la Cassa Edile – con la oggettiva complicità dei sindacati agrigentini – non presentare la querela contro Grado per altri gravi fatti, in quel caso reati penali, per i quali Grado era stato pure tratto in arresto dalla Magistratura. Con un ulteriore tradimento dei diritti dei lavoratori e dei principi di legalità, la Cassa Edile – gestita com’è noto dal sindacato e dagli imprenditori – in quel caso non presentava querela di parte, consentendo a Grado di essere scarcerato e sfuggire al processo.
Grado aveva l’impudenza di querelare Giuseppe Arnone per libri, documenti, giornali, con cui venivano pubblicamente denunziati questi fatti, ottenendo quale principale effetto boomerang la ricostruzione dell’intera vicenda, innanzi al Giudice Ferraro del Tribunale di Agrigento: protagonisti e i comprimari di quegli anni, in quel contesto di assoluta impunità in danno dei lavoratori agrigentini, erano Giacomino Di Benedetto e gli altri esponenti della “indimenticabile” CGIL degli scandali di Riccardo Viviani, Vittorio Gambino e Giacomino. E, in second’ordine, Piero Mangione e Mariella Lo Bello.
Arnone ha pubblicamente criticato la Lo Bello e Mangione per non aver mai chiesto il sequestro degli 800.000 euro incassati da Grado.
Il processo a carico di Arnone è stato aggiornato al prossimo mese di giugno, su richiesta dell’on. Di Benedetto, che ha manifestato la evidente volontà di “non turbarsi” in periodo elettorale.
Giuseppe Arnone ha dichiarato: “Questo processo a mio carico, per l’assai presunta diffamazione, mi consentirà di ricostruire le gravissime e scandalose vicende in danno dei lavoratori agrigentini. Le buonuscite da 800.000 euro sono un colpo al cuore per migliaia di lavoratori e imprese edili. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i miei avversari alla carica di sindaco di Agrigento, a partire dagli ex segretari CGIL Lo Bello e Mangione, che su questi scandali hanno sempre preferito tacere, ma anche il sindaco Marco Zambuto che oggi annovera tra i suoi big sponsor il milionario Grado, leader provinciale del PSI di craxiana memoria, capeggiato in Sicilia da Giovanni Palillo e che esprime l’assessore Rosalda Passarello, momentaneamente prestata, “senza interessi”, al Patto per il Territorio di Gallo e Macedonio. Su questi temi invito a esprimersi chiunque ne abbia il coraggio civile.
Agrigento, 3 aprile 2012
Avv. Giuseppe Arnone
Consigliere comunale P.D.

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