Al Presidente del Consiglio Comunale di Agrigento
e, p.c. Al Sig. Sindaco
Richiesta inserimento punto O.d.G. Consiglio Comunale
Responsabilità politiche del sindaco e dei vertici comunali evidenziate negli atti giudiziari: la “normalità della corruzione” negli uffici comunali. Ovvero, la politica che fa adesso come le tre scimmiette: non vede, non sente, non parla.
Con la presente, si chiede l’inserimento all’O.d.G. del Consiglio Comunale del seguente punto: “Responsabilità politiche, nonchè doverose direttive in ordine al ripristino della legalità, anche a seguito della diffusione degli accertamenti investigativi concernenti le responsabilità del sindaco, evidenziate nei provvedimenti giudiziari pubblicati integralmente dal giornale Grandangolo”
Per quanto mi riguarda, non intendo e non ho mai inteso in vita mia, imitare le famose tre scimmiette, quelle che non vedono, non sentono, non parlano. Pur nella consapevolezza che imitare le tre scimmiette sia, innanzi agli scandali e al malaffare, lo sport preferito della politica agrigentina, lascio questa attività ad altri.
Ho letto – e invito a farlo tutti i consiglieri comunali e, più in generale, i politici agrigentini – ampi stralci dei provvedimenti giudiziari integrali che riguardano l’affaire delle tangenti all’Ufficio Tecnico e il malaffare ruotante attorno all’ing. Di Francesco.
L’Autorità Giudiziaria mette nero su bianco affermazioni gravissime, che riguardano quantomeno la responsabilità amministrativa del Sindaco e una situazione di assoluta cecità dei vertici comunali.
Qui di seguito si riportano integralmente i passaggi più significativi, ma immediatamente è utile focalizzare l’attenzione sugli accertamenti che riguardano direttamente il ruolo del Sindaco di Agrigento. in particolare, dopo aver evidenziato – riporto testualmente – la “normalità della corruzione” presso gli uffici tecnici ad Agrigento, il GIP così scrive: “Resta chiara l’assenza di un qualunque monitoraggio sull’andamento oggettivo degli uffici da parte di chi provvedeva a nominare gli stessi dirigenti”. E, prima di questo passaggio, ve ne è un altro, ove addirittura, in relazione a quanto si riporterà più avanti, viene adombrata con nettezza una possibile corresponsabilità penale di chi stava ai vertici del Comune: “Risulta d’altronde come tecnici che non aderivano al sistema o comunque creavano “problemi”, mostrando dissenso sulla gestione degli “affari” e chiedendo per esempio conto e ragione delle pratiche edilizie, siano stati talvolta non confermati in incarichi presso l’UTC, in una concomitanza di circostanze che illumina inevitabilmente a tinte fosche tutto un contesto ambientale di amministrazione.”
Come si può notare, il GIP evidenzia – senza mezzi termini – che la normalità della corruzione al Comune, collegata con la totale “mano libera” lasciata all’ing. Di Francesco, mano libera che comportava il potere, per costui, di “sbarazzarsi” dei funzionari perbene che provavano a ostacolarlo, lascia persino sospettare che Di Francesco godesse di un quadro di complicità e impunità ai massimi livelli.
Il GIP quando scrive queste cose, peraltro, non è al corrente dei gravissimi imbrogli già acclarati sin dal 2008 a carico del Di Francesco, quali quelli connessi agli affaires Castro e Sciara, affaires del valore di centinaia di migliaia di euro di profitti illegali, che già avrebbero dovuto comportare l’allontanamento di costui e la sua sottoposizione al procedimento disciplinare, finalizzato al licenziamento, prima ancora dei procedimenti penali.
Né può trascurarsi che il ruolo di Di Francesco quale “salvatore della patria” in relazione ai buchi di bilancio – anche lì mediante la disponibilità a firmare attestazione di cui occorre verificare la formale e sostanziale correttezza, attestazioni che consentivano di far quadrare i bilanci – era già stato denunziato, su un piano politico – amministrativo, con grande clamore, dall’assessore Calogero Miccichè, il quale si era addirittura dimesso dalla carica di componente della Giunta. E anche negli anni successivi, le asserite “anomalie di bilancio”, collegate in larga prevalenza a dette situazioni, venivano poste in rilievo dai consiglieri comunali Nello Hamel e Piero Marchetta.
Anche nelle ultime ore emergono enormi fatti di illegalità, che potrebbero bene inserirsi in un quadro tangentizio. Il sottoscritto ha potuto verificare che è in corso di realizzazione – e dovrebbe essere immediatamente bloccato – un impianto di distribuzione carburanti che non è previsto, si ripete non è previsto, nel Piano Regolatore del Comune di Agrigento, per come è pubblicato, peraltro, nello stesso sito del Comune. O, ancora, le concessioni edilizie di via Piersanti Mattarella, relative a un bel numero di palazzoni, assentite anche agli stessi soggetti di cui è già comprovata giudiziariamente la complicità nell’illecito con Di Francesco, in assenza della individuazione di recapito fognario.
Sin d’ora si anticipa – e sul punto si tornerà più avanti – che le carte dell’inchiesta giudiziaria, pubblicate da Grandangolo, nonché altri fatti di pacifica evidenza, coinvolgono pesantissimamente la nuova Giunta Zambuto, nelle persone degli assessori Maurizio Calabrese e Giuseppe Gramaglia. Al di là delle circostanziate valutazioni espresse sull’assessore Calabrese dalla DIGOS, è sufficiente leggere i verbali del Consiglio Comunale relativi all’aggressione di Calabrese nei confronti dell’imprenditore Moncada, per avere le idee estremamente chiare su detta vicenda. Come ancor più nette sono le responsabilità dell’assessore Gramaglia, relativamente al ruolo del medesimo di totale e assoluta copertura nei confronti del dirigente Di Francesco.
Alla luce di quanto sopra, si insiste affinchè si proceda all’inserimento del presente punto all’Ordine del Giorno dei lavori del Consiglio, per trattare questo argomento in una apposita seduta, con il rilievo politico che le questioni meritano, con la partecipazione del Sindaco.
Si ribadisce che regole di civiltà garantistica comportano che i parziali accertamenti giudiziari cui si è fatto riferimento non costituiscono, ovviamente, “oro colato”. Ma gli stessi impongono, per converso, che il Sindaco e gli assessori debbano aderire alla richiesta di confronto, al fine di fornire tutti i chiarimenti che la situazione impone, in primo luogo in ordine all’assoluta assenza di controlli che ha caratterizzato la gestione di quegli uffici.
Infine, si ritiene utile riportare l’intero passaggio dell’Ordinanza cautelare che riguarda le circostanze cui si è fatto riferimento.
Dalle risultanze investigative disponibili, si evidenzia – va peraltro in capo a pubblici ufficiali la considerazione della “normalità della corruzione” presso gli uffici tecnici ad Agrigento; e ciò può affermarsi in relazione ad episodi in occasione dei quali si chiedeva a chi mostrava riserve sulla gestione delle pratiche se voleva “… essere pagato”, ovvero si menzionava, in sede di conversazioni intercettate, la possibile nomina di un nuovo dirigente che partecipasse de piano al malaffare senza prendere neppure in considerazione l’interruzione del “business” illecito in atto. Risulta d’altronde come tecnici che non aderivano al sistema o comunque creavano “problemi”, mostrando dissenso sulla gestione degli “affari” e chiedendo per esempio conto e ragione delle pratiche edilizie, siano stati talvolta non confermati in incarichi presso l’UTC, in una concomitanza di circostanze che illumina inevitabilmente a tinte fosche tutto un contesto ambientale di amministrazione.
Resta chiara l’assenza di un qualunque monitoraggio sull’andamento oggettivo degli uffici da parte di chi provvedeva a nominare gli stessi dirigenti, non potendosi articolare in questa sede ulteriori considerazioni pur di buon senso in ordine ad ulteriori responsabilità di varia natura che – allo stato e salvi ulteriori accertamenti – non trovano sufficiente riscontro nelle risultanze investigative e, comunque precisa ed incisiva valorizzazione nello stesso costrutto del P.M.
Agrigento, 13 dicembre 2011
Avv. Giuseppe Arnone
Consigliere Comunale P.D.
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